Enzo Contillo
Meridionalista, scrittore e grande animatore culturale.
Nacque il 31 marzo 1914 a Sant’Agata di Puglia, ove frequentò le scuole elementari. Frequentò le superiori a Foggia, ove conseguì il diploma magistrale e, da privatista, la maturità classica. Fu istitutore presso il Convitto nazionale di Lucera. Si laureò in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bari.
Figlio di Annibale, insegnante di scuola elementare, e di Raffaella Mele, casalinga, di signorile casato, visse in un ambiente familiare sereno e ricco di stimoli. Suo nonno paterno, Vincenzo, medico, fu tra i più accesi carbonari e liberale convinto; lo zio prete, don Raffaele Contillo fu esponente di spicco del clero liberale santagatese.
Aveva venti anni di età quando superò il concorso come “alunno d’ordine” presso il Provveditorato regionale agli studi di Potenza ed ebbe il primo incarico. Si trasferì a Matera, che divenne sua città adottiva, quando vi s’istituì il Provveditorato agli studi, e svolse il ruolo di vice-provveditore. Nel 1942 sposò Grazia Maffei di Bernalda. Ebbe due figli, Annibale e Raffaella. Nel 1964 si trasferì ad Arezzo ove, dopo due anni, rivestì l’incarico di Provveditore agli studi; da Arezzo, sempre come Provveditore agli studi, si trasferì a Mantova. Dopo quarant’anni di servizio, all’età di sessant’anni, nel 1974 lasciò il mondo della scuola e ritornò a Matera, ove si spense il 23 maggio del 1988.
Richiamato alle armi pochi mesi dopo il matrimonio, fu assegnato ad un Battaglione di stanza a Bari, il cui comandante era Giovanni Laterza, il noto editore che già conosceva il Contillo per aver letto sue poesie, e che volle affidargli l’incarico di segretario. Il Battaglione fu trasferito nell’Italia del nord. Era diretto a Venezia, quando venne dichiarato l’armistizio, nel settembre del 1943. Enzo Contillo con altri commilitoni scappò e, tra non pochi rischi e disavventure, arrivò a Roma, ove trovò alloggio provvisorio presso parenti che, per motivi di sicurezza, riuscirono a farlo ospitare da frati, e visse nascosto nei sotterranei di un monastero. Era assente quando nel rifugio fecero irruzione i tedeschi e miracolosamente non si trovò fra coloro che furono fucilati alle Fosse Ardeatine, il 24 marzo 1944. Riuscì ad arrivare a Napoli, ove lo zio materno, Nicola Mele, presidente del locale tribunale, lo tenne nascosto. Dopo indicibili avventure riuscì finalmente a ritornare a Matera.
Prese parte attiva alla politica del dopoguerra come esponente del Partito repubblicano del capoluogo lucano. Fu eletto consigliere comunale nel 1948, e fece parte della Giunta.
Giovanni Laterza gli propose di far parte del “personale” della Casa editrice. Ma il Contillo, dopo lungo pensare, decise di non lasciare il “posto fisso” e di rimanere a Matera. Il rapporto di stima e di amicizia fra l’editore ed il poeta si consolidò e rese agevole, al secondo, rapporti di collaborazione con molti esponenti della cultura e cattedratici, fra cui Antonio Quacquarelli, Giovanni Masi, Gabriele Pepe, Mario Sansone, Benedetto Croce. All’attenzione di costui pose suoi scritti e poesie.
Copiosa l’attività di scrittore di Enzo Contillo, di poeta, esegeta, critico, saggista, e molto significativa quella di animatore culturale e promotore di iniziative finalizzate alla conoscenza di aspetti della vita sociale e culturale delle località in cui visse ed operò, alla valorizzazione di uomini, fatti e ambienti del Meridione. Un Meridione che non poteva e non doveva, così ricco di storia e nobili tradizioni, adagiarsi nell’attesa d’interventi che troppo spesso sapevano più di sfruttamento che di aiuto. Doveva l’uomo del Sud prendere coscienza dei suoi problemi e delle sue immense risorse umane, ambientali e culturali ed in una sinergia di forze intraprendere la via del progresso. Questo messaggio il Contillo affidò ai suoi scritti e questo ideale fu tra quelli che lo portarono a fondare e dirigere, dal 1947 al 1951, la nota rivista “Il Sud letterario”, pubblicata Matera. “I non pochi disattenti – dice lo stesso Contillo – la definirono “la rivista dei poveri diavoli”. Ma tra quei “poveri diavoli fruttificavano i messaggi civili e letterari” di Tommaso Fiore, Bonaventura Tecchi, Filippo Sùrico, Cesare Giulio Viola, Giuseppe Villaroel, Costantino Savonarola, Alfredo Petrucci, Renato Valle, Saverio La Sorsa, Antonio Piromallo, Nino Autera, Hran Nazariant, di giovani come Rocco Scotellaro e Giovanni Bronzini. Il suo meridionalismo lo avvicinò a molti altri studiosi tra cui Tommaso Pedio.
Ben presto mise mano alla poesia, e pubblicò nel 1938 la prima raccolta di liriche con il titolo Primi canti, la seconda, Per più pacati lidi, nel 1954, Giornata lucana, nel 1955, e poi altre ancora pubblicate su riviste come Michelangelo” (Firenze) e “Nostro tempo” (Napoli).
Dedicò molta attenzione ai fenomeni culturali, educativi e sociali della Basilicata per cui scrisse Matera, guida turistica (1963), Usi, costumi e leggende della Basilicata (1958), Problemi e prospettive della scuola materana (1951-1956); Uomini, cose e vicende di Basilicata (1963) ed altre monografie.
Collaborò con giornali e riviste, tra cui “Il Corriere del giorno” di Taranto, “Il Meridionale” di Brindisi, “Il Corriere lucano”, “Il sestante letterario” di Padova, “Il Baretti di Napoli”, “Terra lucana” di Matera, “Il mondo della musica” di Roma.
Fu membro di giurie e premi letterari ed artistici tra cui il “Premio letterario Matera”, il “Premio nazionale narrativa per ragazzi”. Fece parte della Commissione “Festival della musica” e del Comitato “Musica classica” di Arezzo, del Centro internazionale di Studi e Relazioni culturali, del Comitato di patrocinio della rivista “L’Italia e l’Europa”.
Fu socio della “Legione d’oro”, organizzazione culturale internazionale patrocinata dall’ONU, dell’Accademia “Petrarca” di lettere, arti e scienze presieduta da Mario Salmi. Fu accademico corrispondente dell’Accademia etrusca di Cortona.
Il Contillo esegeta fu sostenuto da una “saggia e logorante consuetudine all’esercizio critico”. Scrisse recensioni per libri di poesia, di saggistica, testi dialettali, opere musicali, narrativa, pedagogia, arte; presentazioni, introduzioni, prefazioni a testi vari.
“Il critico, mi scriveva, è il peggiore dei giardinieri, il più rozzo degli ortolani se non sa, anzitutto, muoversi con il catino d’acqua pulita e mano ferma”. Disdegnava quelle prefazioni che “fanno all’autore più male che bene, quando chi le stende non è capace di mettersi a braccetto con lui e fare con lui il viaggio”. Lo infastidivano i titoli che accompagnavano la firma dell’autore di articoli e saggi, ritenendole “fastidiose esibizioni”. Fu un “incallito avversario di tutte le logorree e di tutti i polpettoni della presuntuosa erudizione”, dei “risvolti esibitori” e delle “strombazzate editoriali”. Non amava la retorica ed ogni forma di protagonismo ed esibizionismo. Badava alla sostanza. Fu un pioniere di risorse letterarie e seppe promuovere audaci imprese culturali. La sua fu una voce libera da ogni forma di compromesso.
La vastità dei suoi interessi ma anche lo spessore della sua cultura gli consentirono di organizzare serate e conversazioni letterarie, per leggere poesie o mettere a fuoco momenti artistici, fenomeni linguistici, eventi storici e ricorrenze. Ne promosse a Sant’Agata, come Matera, a Napoli, ad Arezzo, a Mantova.
Pur trattando soprattutto problemi ed aspetti di ambienti di provincia, seppe superare i rischi di una cultura “conclusa” e provinciale per cui tutti i suoi interventi sono di ampio respiro e lo collocano a pieno titolo nella cultura letteraria del ‘900.
La sua opera meritò l’attenzione di numerosi critici. Scriveva di lui Carlo Toscani nel 1981: “Stratificata e prismatica è la personalità e l’opera di Enzo Contillo...un linguaggio di pura italianità, di limpida scorrevolezza...e un ritmo disteso e rigoroso, una profonda e risentita congerie di temi...”.
Il Contillo contribuì decisamente a quella corrente di vitalità culturale che animò l’ambiente santagatese tra gli anni ‘70-’80. Creò e diresse il Centro Studi e relazioni culturali di Sant’Agata di Puglia, pubblicò la rivista “Itinerari santagatesi. Studi, ricerche storiche, pagine di vita culturale, realtà turistiche, cronache”, sostenne la Pro loco, l’Archeo-club, la Compagnia teatrale santagatese, le associazione dei santagatesi, particolarmente quelle di Torino e Roma. Preparò il progetto per l’allestimento e l’organizzazione del Museo civico. La Compagnia teatrale santagatese volle a lui intitolare il Centro Studi, che venne inaugurato il 13 agosto 1991, ma la civica amministrazione dovrebbe ricordarlo con un incontro di studio, una targa o l’intitolazione di una strada.
Mi onora la considerazione che ebbe di me, e gli serbo gratitudine per avermi sostenuta sulla via della ricerca, aver sempre incoraggiato il mio lavoro e condiviso gli esiti. Nel 1986 accompagnò “un gruzzolo di confidenze” a me destinate con questa nota: “Queste “cose” che io ti mando avrei potuto tenermele per farne ragioni di ricerche, ma voglio affidarle alle tue cure operose, dovendomi ormai occupare di pochi impegni, perché il mio è tempo di ...inventario o quasi e tu hai con la storia ...ormai più pronti dialoghi...A te il pellegrinaggio per giungere a rivelazioni concrete”. Il “gruzzolo” comprendeva ricerche da lui avviate ed a me “passate” perché le portassi a compimento.
Il dialogo tra me e lui, particolarmente intenso negli anni Ottanta, mirò a dare dignità alle vicende della nostra Sant’Agata, a far venire alla luce, per conoscerli, valorizzarli ma anche salvaguardarli, aspetti ambientali, paesaggistici, di costume, di tradizione, di religione e di arte.
Saggezza e vigore morale connotarono la vita di Enzo Contillo, sempre fiero della sua “appula origine”, maestro per dottrina ed umanissimo costume.
Dora Donofrio Del Vecchio